Gavoi. Ieri, dopo un mese negli Stati Uniti, il bambino ha incontrato amici e maestre
Il piccolo Roberto è tornato all’asilo
Al rientro a scuola un lunghissimo applauso dei compagni
«Ora, per quanto possibile, Roby tornerà ad essere un alunno come gli altri»
dall’inviato Piera Serusi
GAVOI. Si sono messi tutti in riga, da quelli di tre anni a quelli di sei, e non appena il loro amico si è affacciato al portone, hanno battuto forte le mani come fanno i grandi quando succede qualcosa di straordinario. Un lungo applauso per accogliere Robertino, che ieri mattina, dopo un mese di assenza, è tornato all’asilo.
Il piccolo è arrivato alle 9 e mezzo, accompagnato da mamma Lella, mentre nel gigantesco salone con le finestre colorate, era pronto il comitato d’accoglienza. Lui, con gli occhi pieni di stupore, ha detto ciao per tutti, si è levato il giubbottino ed è corso a giocare con i compagni - come se in mezzo non ci fosse tutta quella gente che gli vuole bene, il viaggio in America, la paura delle punture, la faccia delusa di babbo e mamma, e la speranza che resiste, comunque.
LA MAESTRA. «No, niente giornalisti dentro la scuola». La maestra si affaccia all’ingresso, si chiude alle spalle la porta a vetri. «Adesso, per quanto possibile, Roberto torna a essere un bambino normale, come tutti gli altri». Pina Sanna, 31 anni, assistente nella ludoteca comunale di Gavoi, è la maestra di , sostegno del piccolo. «Ancora per qualche giorno, poi - spiega - arriverà l’insegnante di ruolo». Lei conosce benissimo il bambino. «È figlio di Dario, che è mio cugino, e - aggiunge – l’ho seguito in ludoteca fin da quando era piccolissimo».
Maestra Pina c’era quando Roberto ha cominciato a gattonare, quando si è alzato dritto con la schiena, quando ruzzolava e si rimetteva in piedi, quando ha cominciato a camminare. C’era pure quando il piccolo ha iniziato a mettere male il piedino, a inciampare stranamente, e quando - nel luglio scorso, dopo un anno di controlli, esami, test, punture, attese - è arrivata la diagnosi: leucodistrofìa metacromatica (malattia genetica degenerativa che colpisce il sistema nervoso). «Ma adesso lo vedo: il bambino è come un mese fa, come quando è partito», dice l’insegnante con un sorriso dolcissimo.
I DISEGNI. Nella scuola materna di Gavoi - un edificio bianco alla periferia del paese, il cancello rosso e il giardino con lo scivolo e l’ altalena - la vita torna a essere quella di prima. «Sì, nell’ultimo mese, per tutto il periodo che Roberto era negli Stati Uniti, ai bambini è stato spiegato che il loro compagno di scuola è malato e che era partito lontano per trovare una medicina...». Il resto no, non gli è stato detto. «Non sanno che la malattia è quella che è, non sanno del trapianto che non si può fare», spiega maestra Fina. I bambini però hanno ascoltato, e i loro disegni - che oggi tappezzano le pareti delle aule - sono pieni di colori allegri, luminosi, scintillanti. C’è l’aereo che vola verso l’America, nel cielo azzurrissimo, e dentro c’è Roberto, il babbo e la mamma. C’è Roberto sorridente, vicino al dottore che ha la medicina magica. Roberto che gioca, Roberto che torna a casa, Roberto che rientra all’asilo. «I bambini - racconta maestra Pina - sanno che Roberto è malato, e sanno pure che adesso ha tanto bisogno di affetto».
IL PAESE. L’affetto, per questo piccino, che qui a Gavoi e palpabile, evidente. Sulle vetrine dei negozi e dei bar di via Roma adesso ci sono nuovi manifesti: la foto di Robertino campeggia sopra un gigantesco “Grazie”, messaggio della famiglia e del comitato per tutti i sardi che hanno voluto credere in un miracolo. Davanti all’edicola c’è ancora, da venerdì scorso, la locandina del giornale: “Roberto è tornato a casa”. E all’asilo, i disegni dei bambini, hanno i colori allegri.
per non dimenticare