Copperfield
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Il Libanese, il Freddo, il Dandi, sono i capi della banda della Magliana, che per 25 anni ha sparso il terrore in Italia. Durante questo periodo, attraverso tutte le vicende italiane come il terrorismo degli anni '80 e Mani Pulite, il commissario Scialoja si mette alla caccia della banda.
Non è mai facile affrontare temi così importanti come quelli narrati in Romanzo criminale; sia perchè raramente sono disponibili le informazioni sul reale sviluppo deglli eventi; sia perchè proprio in assenza di tali informazioni, necessariamente ci si deve esporre con delle propie opinioni.
Quella scelta da Placido, in tal caso, è quella di una banda che nell'arco di un ventennio, oltre ad aver preso in mano il controllo di alcuni racket della mala romana, è stata successivamente utilizzata come longa manus armata da alcuni poteri occulti istituzionali; lo scandire della escalation, del resto, è espressamente evidenziata dai frequenti intermezzi di cinegionali d'epoca, dal rapimento e omicidio di Aldo Moro, alla strage di Bologna. Insomma, un affresco della strumentalizzazione della banda.
Il film ovviamente narra, in maniera circolare, la presa di coscienza di alcuni giovani malviventi (bello l'omaggio iniziale alle dune pasoliniane di Ostia) che, dai primi furti passano allo status di malavita organizzata, trasformandosi anni dopo in una vera e propria banda. E, in un tira e molla che attraverserà oltre un ventennio, Placido ci racconta dei momenti di comunanza e di contrasto e separazione tra i vari componenti; ognuno coinvolto in "beghe" personali che si sovrappongono ai piani di base della banda; il tutto fino ad un epilogo che, come dicevo, chiude il cerchio su quelle stesse dune dle lido romano.
Gli attori sono tutti azzeccati e bravissimi; segnalo in particolare Pierfrancesco Favino che, nel ruolo di "Libano", fondatore e capobanda, consacra definitivamente la lucentezza della sua stella artistica, manifestando una ulteriore maturità e versatilità di ruolo.
Insomma, un bell'affresco.
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