SERGIOZIZZA ha scritto:
Disinteresse? Nel nostro paese le lingue morte sono sin troppo studiate a scuola!
Tutto a scapito dello studio delle lingue straniere attuali, con il risultato che noi italiani, quando andiamo al'estero, facciamo ridere per come(non) parliamo l'inglese, per esempio.
Il latino ed il greco dovrebbero essere, vista la loro pressochè nulla utilità pratica nel mondo del lavoro e delle relazioni sociali, materie ozpionali approfondite solo da coloro che possano permettersi di studiare per cultura personale o che decidano di intraprendere un determinato percorso di vita.
Dubito fortemente che un nostro giovane possa andare a cercar fortuna negli Stati Uniti sciovinando a memoria versioni di Cicerone

Premetto che da sempre sono un amante della lingua latina, che cerco di mantenere in esercizio e che indubbiamente mi arricchisce culturalmente, ma purtroppo non vedo compatibile con la società moderna il nostro sistema scolastico: lo dico con la morte nel cuore, ma non possiamo permettercela, se per coltivarla dobbiamo sacrificare lo studio di lingue attuali ed imprescindibili.
Qualora studiare le lingue morte non dovesse(più)togliere spazio allo studio quantomeno dell'inglese(cosa della quale dubito)allora sarei il primo ad essere felice di rinvigorire i programmi ministeriali con lo studio delle lingue classiche.
Intanto studiamo l'inglese, poi, in base alla sensibilità e agli interessi personali, ognuno potrà dedicarsi ad una esperienza importantissima per la propria formazione personale.
Non sono d'accordo ( ma questo, credo, s'era capito dal fatto che ho iniziato questo thread...

).
Però, attenzione, il mio disaccordo non si basa su un'impostazione "romantica" nè su una visione un po' "aristocratica" della cultura. E neanche ( solo ) sulla constatazione, che pure condivido, secondo la quale lo studio del latino sia un ottimo esercizio della mente che, se appreso con profitto, può essere di aiuto anche nello studio di altre branche...
Io, se permettete, faccio un discorso un po' più generale sul ruolo della tradizione culturale in questo Paese, e sul modo con cui ci rapportiamo ad essa...
La prendo un po' alla larga e parlo di economia

: l'Italia, lo sapete tutti, è un Paese che NON HA risorse naturali e, ormai da tempo, ha iniziato a dipendere dalle importazioni anche in settori ( come quello agricolo... ) ove tradizionalmente aveva l'autosufficienza. Per sopravvivere è, pertanto, per noi VITALE esportare beni in quantità sufficiente per poter bilanciare il pagamento di tutto ciò che importiamo ( a cominciare dal petrolio... ).
Fino a qualche decennio fa, abbiamo retto la competizione internazionale grazie ad una miriade di prodotti di qualità approssimativa ma di prezzo ridotto ( grazie alle continue svalutazioni della nostra lira ): ora questa strada ci è preclusa, sia perchè non possiamo più svalutare sia perché la globalizzazione ha ormai reso del tutto improponibile anche solo l'ipotesi di poter competere con Paesi come la Cina o l'India.
E illusorio, infatti, pensare che dalla attuale crisi di competitività si esca aumentando la produttività delle nostre aziende o riducendo il costo del lavoro o attraverso altri rimedi "classici": tutte balle, a media scadenza saremo TOTALMENTE fuori dai mercati "tradizionali": non ce la potremo fare MAI a competere contro i maglioni a 1 euro o contro le prossime autovetture a duemila euro l'una... Cina e India diventeranno le fabbriche del mondo, il luogo ove si produrranno tutti i beni materiali di cui l'Umanità avrà bisogno...
L'unica speranza per noi è cambiare approccio, ripensare il nostro ruolo nel mondo, trovare il nostro posto nella economia globalizzata in modo nuovo, adatto alle nostre caratteristiche e alla nostre potenzialità. E per far questo, dobbiamo riflettere su quale siano i nostri punti di forza, i campi in cui NESSUNO ci può battere: e non ci vuole molto a capire che questi sono la cultura, la bellezza, la storia: quelli o ce l'hai o non ce l'hai, non li puoi riprodurre in fabbrica...
Ecco: penso che la nostra unica speranza nel futuro sia quella di investire sempre di più nella cura e nella promozione del nostro passato, dei nostri monumenti, delle nostre ineguagliabili bellezze e anche della nostra tradizione culturale, latino compreso...
E non è ( solo ) per conquistare qualche turista in più: pensateci bene, investire nell'immagine di un Paese ( in una civiltà che sarà sempre più DOMINATA dall'immagine... ) serve ANCHE per promuovere il RESTO dell'economia.
Del resto, anche i nostri attuali settori di punta ( il design, la moda, gli oggetti di classe e di lusso ) su quello si basano: i consumatori che, nel mondo, comprano italiano lo comprano non solo perchè è fatto bene, ma soprattutto comprano con esso un marchio, il "Made in Italy", un pezzetto di storia, di cultura... Comprano una tazza da cesso e delle piastrelle, ma si immaginano le terme dell'antica Roma, "vedono" in quelle piastrelle Cicerone e Augusto nei bagni pubblici...
Questo è vero soprattutto nell'immaginario collettivo americano ( e l'articolo che vi ho postato, e che spero qualcuno abbia letto, lo evidenzia magnificamente... ), ma è vero anche in altre parti del mondo ( persino a Pechino come posso testimoniare direttamente...

). Non comprano SOLO la qualità dei nostri prodotti: comprano anche il fascino di secoli di storia...
Non sfruttare adeguatamente questa fortuna che, senza alcun merito, ci siamo trovati tra le mani, sarebbe da pazzi...
