I dialetti regionali. Un thread che unisce, non politico, divertente.

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relop.ing ha scritto:
Fai male e pensaci, fai bonu e scurdatillu.

Se fai male a qualcuno non scordarlo, se fai del bene prima o poi ti sarà ricompensato.

"Alla scurdata" in siciliano significa: quando non ci pensi più.

;)

Alla scordata invece da me vuol dire "All'improvviso", che si dice anche Dend'a nnà botta (in una botta).
 
Inizio una trattazione dei dialetti di vari comuni dell'attuale provincia di Frosinone, in particolar modo dei paesi poco distanti da casa mia (che sono in provincia di Latina).

Parlo di Pico, anch'esso sui Monti Aurunci.

Carne de porche, scàllela e ficca 'mmocche

Carne di maiale, scaldala e mettila in bocca

Nte 'ntrìca e nte mpiccià... pensa a Die e lassa fa

Non impicciarti.. pensa a Dio e lascia fare

Va alla piazze e piglia consiglie, va a casta e fa comme te pare

Va in piazza e segui i consigli, vai a casa tua e fai come ti pare
 
Ora invece qualche frase nel dialetto di Coreno Ausonio, comune ciociaro confinante col mio paese.
La sua parlata dialettale ha ovviamente cose in comune con la mia zona, ma ha anche molte parole diverse.

Gliù Màju è la montagna
thiù aota ré Corènhe
Na vota ce so stàtiu
'mponta gliù maju


Il monte Maio è la montagna più alta di Coreno... una volta ci sono stato sulla punta del Monte Maio (notare la presenza del -th- inglese e della "rotacizzazione" della d in t, cioè invece di "de", usato al mio paese, c'è il campano "re"). La th si vede anche in altre parole: per es da me "nessuno" si dice gnisciuno, mentre a Coreno è thiùne.

Natale a casteta e Pasqua addò te trove

Natale a casa tua e Pasqua dove vuoi

Puro gli surgi tenn'a tosse

Anche i topi hanno la tosse (qui c'è "tenn'a" che è come il campano, mentre da me si direbbe Puro gli suci tenno la tosse)

Natale assutthu e Pasqua temperata: viathu gliù campero c'ha semmenathu

Natale asciutto e Pasqua temperata: beato l'agricoltore che ha seminato.
 
Una frase nel dialetto di Ausonia, pochi km da casa mia (e confinante) sempre in prov.di Frosinone..

Comme si faccio bruccio, puzz'esse acciso!
'N si bono manco a venne le sutacce
E le sutacce, ciù non le sai venne
pigliete na foncella e vatte a 'mpenne


Come sei diventato brutto, possa tu essere maledetto!
Non sei capace nemmeno di vendere le..... sutacce (non so cosa siano, nè so la traduzione)
E non le sai vendere più, prendi una piccola fune e vatti ad impiccare.

In questo dialetto la doppia "tt" diviene doppia "cc" (leccio = letto, bruccio = brutto) e c'è, come anche al mio paese, una ulteriore palatalizzazione del "ch" in c" (ciù = più, ciove = piove).
 
Altro dialetto che cito è quello di Pontecorvo, sempre in provincia di Frosinone, a circa mezz'ora di macchina da casa mia.
Il paese in questione era per metà Borbonico e per metà Pontificio (enclave in territorio borbonico).

Penzava, ntance, a quanne la vennea, e quance pane potea accattà

Pensava, intanto, a quando la vendeva e quanto pane poteva comprare (anche qui c'è la trasformazione di "tt" in "cc").

Se fece arrùbbà la moglie dente gli lecte

Si è fatto fregare la moglie dentro al letto (qui c'è "tt" in "ct" e "letto" viene pronunciato "lecce").
 
......questa la dedico alla mia seconda patria:

Il n'a pas inventé le fil à couper le beurre!
Letteralmente: "lui non ha inventato il filo per tagliare il burro".
Significa:
Lui non ha inventato chissà che!
Non è un'aquila.
Anche a Parigi, sino agli anni quaranta del secolo scorso, il burro lo vendevano anche per strada avvolto in panni (come si faceva col ghiaccio) dentro una carriola di legno provvista di coperchio. Il venditore ambulante tagliava la porzione desiderata da un grosso blocco di burro con un filo di acciaio (le fil à couper le beurre).

;)
 
Ritorno per un attimo ai detti del mio paese...

La rassa è castigo de Dio

L'ingordigia (benessere) è castigo di Dio

Quanno parla glio piccolo, glio ruosso ha già parlato

Quando parla la persona meno importante, il più importante ha già parlato.
 
Differenze dialettali tra alcuni paesi del Lazio Sud, che notiamo prendendo spunto dalla stessa frase Quando canta il cuculo, oggi piove e domani è asciutto

Santi Cosma e Damiano (il mio paese)
Quanno canta glio cuccuro, uòi ciòve e dìmani è assutto

Gaeta "Borgo"
Quanne cante gliù cucù, ogge piòve e dimane e assutte

Gaeta medievale
Quanne cante ù cucù, ogge chiove e dimaan e assutt

Bassiano
Quanno canta 'l cucco òi piove e lla tomane ssutto

Cori
Quanno canta io cucco, oi piove domane è assutto

Roccamassima
Quanno canta jò cuccùio, la sera piove la matina è asciutto

I paesi citati sono tutti in prov. di Latina, ma i primi tre appartenevano al Regno di Napoli, mentre gli altri tre erano "pontifici" e si notano le affinità ma anche le differenze dialettali.
 
Dialetto di Sant'Apollinare del Lazio, circa 20 km da casa mia nei pressi di Cassino.

Gli ciroggi si consumanu e la pruggession'n'cammina

Le candele si consumano e la processione non cammina

Mugliera e vacca degli paese tìu

Moglie e vacca del tuo paese (variante di moglie e buoi dei paesi tuoi)

Quannu gli asunu nvò veve hai voglia cifùlà

Quanno il somaro non vuole bere, hai voglia a fischiettare!!!
 
IPPOGRIFO ha scritto:
Arda che la aca là che la a en che le ca là.
(Non è arabo).
Guarda quella vacca là che va in quella casa là.
:D

Tutti i dialetti potrebbero sembrare arabi....:D
Onestamente pensavo che il Bresciano fosse diverso...
 
Torno al mio paesello...

Amo fatto trenta, facemo puro trentuno!!!

Abbiamo fatto trenta, facciamo anche trentuno, nel senso continuamo a lavorare o a fare qualcosa in più visto che ci troviamo.

Amo fatto cuotto caoro oglìto

Abbiamo fatto cotto caldo bollito, nel senso abbiamo deciso di colpo di fare una cosa e compiere un'azione che non era prevista inizialmente.

Amo fatto una penzàta!

Stesso significato del precedente.
 
Altro detto del mio paese e di altri paesi del Lazio Sud

Glio sazio nén crede aglio diùno

Il sazio non crede a chi è a digiuno, nel senso che chi sta bene pensa per sé e poco gli importa di chi sta peggio di lui.

A Priverno (LT) c'è la versione Corpo attrippàto non crede agl'affamato

(che poi si direbbe uguale anche da me, con gli stessi vocaboli).
 
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