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Confesso di essere rimasto meravigliato nel non leggere nessun topic aperto in occasione della recente scomparsa del cineasta Michael Cimino. Scomparso un pò nel dimenticatoio e in silenzio, secondo le notizie ufficiali rilasciate dal suo entourage "in pace" attorniato dalla moglie dalla figlia: sembrerebbe tuttavia non in modo così pacifico,almeno stando alle dichiarazioni rilasciate da Alberto Barbera,critico cinematografico e direttore della Mostra di Venezia. Barbera era uno dei pochi amici che gli erano rimasti dopo il fallimento della United Artists: "La verità è che si è consumato in solitudine per l'impossibilità di continuare ad essere quel che era, per il dolore per l'incredibile torto subito ai tempi di I cancelli del cielo, per il tradimento di cui è stato vittima che lo ha trasformato da un regista di successo a paria che nessuno osava più guardare in faccia". Questo è uno stralcio di ciò che Barbera ha detto a Repubblica poco dopo la sua morte.
Un regista attorniato da un'aura di mistero e leggenda: anche per come (non) si è evoluta la sua carriera,imperniata su soli 8 film. Senza contare le sue rare apparizioni pubbliche e le tante - troppe - voci che si sono sparse su di lui,anche con un buon tasso di maldicenza.
In una delle poche interviste rilasciate in vita sostenne che non sapeva lui stesso in che modo si fosse "formato" sul piano cinematografico: non certo al livello di Quentin Tarantino,ammettendo che non aveva certo l'enciclopedica cultura cinefila del regista di Jackie Brown. Diciamo che il buon sano artigianato e il rodarsi le ossa con la sceneggiatura si rivelarono la miglior palestra: mi piace ricordare soprattutto lo script di "2002: la seconda odissea",un piccolo bel film a firma di Douglas Trumbull che era stato fregiato con l'Oscar per gli effetti speciali in "2001 Odissea nello spazio". Trumbull era all'esordio come regista e già si notava la mano di Cimino: il film non era affatto un sequel di 2001 (per quanto la distribuzione per ovvii motivi lo lanciò come tale pur avendo come titolo originale un più calzante 'Silent Running'),ma un felice esempio di film di fantascienza, paradossalmente,senza effetti speciali,incentrato sul destino di una stazione spaziale e delle 3 serre ivi ospitate per salvare quel che restava della vegetazione,ormai scomparsa sul pianeta pressocchè totalmente cementificato e con temperature vicine a quelle di Marte. Un film pieno di momenti teneri,umanistici e con tutta una serie di problematiche ancor oggi attuali. Da recuperare,anche e se non altro perchè ad affiancare Cimino alla sceneggiatura c'era pure un giovane Steven Bochco, autore di due delle più belle serie tv all time, Hill Street, Giorno e notte e soprattutto N.Y.P.D.-New York Police Department. Senza contare poi la colonna sonora con due brani di Joan Baez.
Fu grazie poi ad un'altra sceneggiatura, quella di "Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan" che Cimino ebbe l'input, grazie anche all'attento occhio di Clint Eastwood, per entrare da protagonista come autore. Troppe semplicistiche valutazioni intravidero in Callaghan il prototipo dello sbirro fascista e reazionario,del tutto dimentichi anche che a dirigere il primo "Dirty Harry" c'era un certo Don Siegel. Solo più tardi fu compreso il grossolano errore di questo giudizio tranchant.
Qualcuno ricorderà Cimino per "Una calibro 20 per lo specialista" (riproposto anche da RAI3 domenica sera in prima serata) ovvero per quello che è stato il suo maggiore trionfo, "Il cacciatore" che fece incetta di premi e fu un successo mondiale di critica e pubblico. Tanto fu il credito che Cimino raccolse,tanto il veleno che poco dopo gli fu riversato per 'I cancelli del cielo'.
Fu un film che rappresentò una svolta decisiva per Hollywood,una sorta di punto di non ritorno.Il budget iniziale stanziato per il film fu aumentato 4 volte: probabilmente la febbrile consapevolezza di star lavorando ad un'opera di grande respiro indusse Cimino a forzare la mano più del necessario con i produttori. Alieno come era ad ogni forma di compromesso e incasellamento finì per vedere il suo film maciullato e tritato nelle varie versioni in cui fu distribuito.
Il progetto era fluviale: 5 ore e 25 minuti iniziali,tagliati dalla produzione per oltre 2 ore e successivamente ridotto alla metà.
La United Artists - che già boccheggiava per un altro flop,'Stardust memories' di Woody Allen - colò a picco e chiuse i battenti. Gli incassi furono infatti molto al di sotto delle aspettative,complici sia le stroncature feroci dei critici,sia l'assunto del film che scoperchiava e rovesciava dalle fondamenta il mito americano della frontiera. Da quel momento ogni major impose la decisione finale su ogni opera,rivalendosi sugli autori ove avessero sforato anche di un centesimo il budget iniziale: fine così delle libertà artistica e del diritto di avere l'ultima parola sui film.
Cimino si era avvalso di un cast stellare:Kris Kristofferson, Christopher Walken, John Hurt, Sam Waterston, Isabelle Huppert, Joseph Cotten,Jeff Bridges,etc,etc.A lungo è stato considerato un film "maledetto",per ciò che ha comportato per la carriera di Cimino e in generale per il cinema d'autore.
Alla stessa stregua è diventato un cult,recuperato nella sua forma originale al Festival di Locarno: ""Quando entravo in un posto pubblico - ha raccontato Cimino - tra quelli che fino a ieri erano amici, collaboratori, calava il gelo, tutti mi voltavano le spalle".
Cimino,nel narrare il massacro di un gruppo di immigrati dell'Europa dell'Est ad opera di mercenari assoldati dai facoltosi proprietari terrieri, era entrato nel vulnus più profondo delle radici statunitensi. Una nazione formatasi da immigrati provenienti da ogni dove ma scolpita al contempo nelle sue fondamenta dal sangue delle vittime capitolate come agnelli sacrificali. Prima ancora i fieri e coraggiosi nativi americani sterminati in ogni efferata maniera,successivamente i poveri,gli immigrati,in generale i meno agiati, soffocati sull'altare della violenza e dei soprusi. 'I cancelli del cielo' è un mirabile film,con squarci visionari potentissimi, un'epico racconto che penetra fino alle radici più profonde della mitopoiesi star and stripes. Più che evidente che non potesse piacere in chiave ecumenica, perchè toccava i nervi scoperti dei miti fondativi di una nazione,ne disvelava i meccanismi,denudandoli e mettendo in luce la cattiva coscienza,molto più facilmente riponibile sotto un tappeto.
Quella che oggi viene considerata una pellicola maledetta o un cult,un must a livello cinefilo, fra alcuni anni - ne sono convinto - verrà annoverato fra i più grandi capolavori di tutti i tempi: non sarebbe la prima volta per dei riconoscimenti postumi. Amaro a dirsi,ma la storia è costellata anche di queste beffe.
Cimino è stato autore anche di altre due pellicole apparentemente uguali e contrarie per toni; tanto eccessivo,deflagrante,sopra le righe 'L'anno del dragone' (e nel contempo così caratterizzante per le scelte stilistiche,fotografiche,ironicamente e sarcasticamente beffarde nel suo svolgersi), tanto mascherato da road movie 'Verso il sole', viaggio neppure così tanto intimistico,ma ancora una volta legato alla ricerca delle radici, in forma più trattenuta e nondimeno senza cedere di un passo dal proprio nucleo visionario.
Cimino amava Luchino Visconti e si nutriva di letteratura russa: quanti negli States hanno/avevano questi gusti? Già questo dice molto di lui: oltre che le sue opere,compiute o rimaneggiate,ci lascia anche un numero ancora imprecisato di sceneggiature e progetti mai realizzati,col malcelato rimpianto di cosa sarebbero potuti diventare nelle sue mani.
Come congedo,preferisco ricordare l'indimenticabile Ella's Waltzhttps://www.youtube.com/watch?v=WZfoi59-1to, il valzer fra Kris Kristofferson e Isabelle Huppert ne ' I cancelli del cielo',una delle più belle danze della storia del cinema
Un regista attorniato da un'aura di mistero e leggenda: anche per come (non) si è evoluta la sua carriera,imperniata su soli 8 film. Senza contare le sue rare apparizioni pubbliche e le tante - troppe - voci che si sono sparse su di lui,anche con un buon tasso di maldicenza.
In una delle poche interviste rilasciate in vita sostenne che non sapeva lui stesso in che modo si fosse "formato" sul piano cinematografico: non certo al livello di Quentin Tarantino,ammettendo che non aveva certo l'enciclopedica cultura cinefila del regista di Jackie Brown. Diciamo che il buon sano artigianato e il rodarsi le ossa con la sceneggiatura si rivelarono la miglior palestra: mi piace ricordare soprattutto lo script di "2002: la seconda odissea",un piccolo bel film a firma di Douglas Trumbull che era stato fregiato con l'Oscar per gli effetti speciali in "2001 Odissea nello spazio". Trumbull era all'esordio come regista e già si notava la mano di Cimino: il film non era affatto un sequel di 2001 (per quanto la distribuzione per ovvii motivi lo lanciò come tale pur avendo come titolo originale un più calzante 'Silent Running'),ma un felice esempio di film di fantascienza, paradossalmente,senza effetti speciali,incentrato sul destino di una stazione spaziale e delle 3 serre ivi ospitate per salvare quel che restava della vegetazione,ormai scomparsa sul pianeta pressocchè totalmente cementificato e con temperature vicine a quelle di Marte. Un film pieno di momenti teneri,umanistici e con tutta una serie di problematiche ancor oggi attuali. Da recuperare,anche e se non altro perchè ad affiancare Cimino alla sceneggiatura c'era pure un giovane Steven Bochco, autore di due delle più belle serie tv all time, Hill Street, Giorno e notte e soprattutto N.Y.P.D.-New York Police Department. Senza contare poi la colonna sonora con due brani di Joan Baez.
Fu grazie poi ad un'altra sceneggiatura, quella di "Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan" che Cimino ebbe l'input, grazie anche all'attento occhio di Clint Eastwood, per entrare da protagonista come autore. Troppe semplicistiche valutazioni intravidero in Callaghan il prototipo dello sbirro fascista e reazionario,del tutto dimentichi anche che a dirigere il primo "Dirty Harry" c'era un certo Don Siegel. Solo più tardi fu compreso il grossolano errore di questo giudizio tranchant.
Qualcuno ricorderà Cimino per "Una calibro 20 per lo specialista" (riproposto anche da RAI3 domenica sera in prima serata) ovvero per quello che è stato il suo maggiore trionfo, "Il cacciatore" che fece incetta di premi e fu un successo mondiale di critica e pubblico. Tanto fu il credito che Cimino raccolse,tanto il veleno che poco dopo gli fu riversato per 'I cancelli del cielo'.
Fu un film che rappresentò una svolta decisiva per Hollywood,una sorta di punto di non ritorno.Il budget iniziale stanziato per il film fu aumentato 4 volte: probabilmente la febbrile consapevolezza di star lavorando ad un'opera di grande respiro indusse Cimino a forzare la mano più del necessario con i produttori. Alieno come era ad ogni forma di compromesso e incasellamento finì per vedere il suo film maciullato e tritato nelle varie versioni in cui fu distribuito.
Il progetto era fluviale: 5 ore e 25 minuti iniziali,tagliati dalla produzione per oltre 2 ore e successivamente ridotto alla metà.
La United Artists - che già boccheggiava per un altro flop,'Stardust memories' di Woody Allen - colò a picco e chiuse i battenti. Gli incassi furono infatti molto al di sotto delle aspettative,complici sia le stroncature feroci dei critici,sia l'assunto del film che scoperchiava e rovesciava dalle fondamenta il mito americano della frontiera. Da quel momento ogni major impose la decisione finale su ogni opera,rivalendosi sugli autori ove avessero sforato anche di un centesimo il budget iniziale: fine così delle libertà artistica e del diritto di avere l'ultima parola sui film.
Cimino si era avvalso di un cast stellare:Kris Kristofferson, Christopher Walken, John Hurt, Sam Waterston, Isabelle Huppert, Joseph Cotten,Jeff Bridges,etc,etc.A lungo è stato considerato un film "maledetto",per ciò che ha comportato per la carriera di Cimino e in generale per il cinema d'autore.
Alla stessa stregua è diventato un cult,recuperato nella sua forma originale al Festival di Locarno: ""Quando entravo in un posto pubblico - ha raccontato Cimino - tra quelli che fino a ieri erano amici, collaboratori, calava il gelo, tutti mi voltavano le spalle".
Cimino,nel narrare il massacro di un gruppo di immigrati dell'Europa dell'Est ad opera di mercenari assoldati dai facoltosi proprietari terrieri, era entrato nel vulnus più profondo delle radici statunitensi. Una nazione formatasi da immigrati provenienti da ogni dove ma scolpita al contempo nelle sue fondamenta dal sangue delle vittime capitolate come agnelli sacrificali. Prima ancora i fieri e coraggiosi nativi americani sterminati in ogni efferata maniera,successivamente i poveri,gli immigrati,in generale i meno agiati, soffocati sull'altare della violenza e dei soprusi. 'I cancelli del cielo' è un mirabile film,con squarci visionari potentissimi, un'epico racconto che penetra fino alle radici più profonde della mitopoiesi star and stripes. Più che evidente che non potesse piacere in chiave ecumenica, perchè toccava i nervi scoperti dei miti fondativi di una nazione,ne disvelava i meccanismi,denudandoli e mettendo in luce la cattiva coscienza,molto più facilmente riponibile sotto un tappeto.
Quella che oggi viene considerata una pellicola maledetta o un cult,un must a livello cinefilo, fra alcuni anni - ne sono convinto - verrà annoverato fra i più grandi capolavori di tutti i tempi: non sarebbe la prima volta per dei riconoscimenti postumi. Amaro a dirsi,ma la storia è costellata anche di queste beffe.
Cimino è stato autore anche di altre due pellicole apparentemente uguali e contrarie per toni; tanto eccessivo,deflagrante,sopra le righe 'L'anno del dragone' (e nel contempo così caratterizzante per le scelte stilistiche,fotografiche,ironicamente e sarcasticamente beffarde nel suo svolgersi), tanto mascherato da road movie 'Verso il sole', viaggio neppure così tanto intimistico,ma ancora una volta legato alla ricerca delle radici, in forma più trattenuta e nondimeno senza cedere di un passo dal proprio nucleo visionario.
Cimino amava Luchino Visconti e si nutriva di letteratura russa: quanti negli States hanno/avevano questi gusti? Già questo dice molto di lui: oltre che le sue opere,compiute o rimaneggiate,ci lascia anche un numero ancora imprecisato di sceneggiature e progetti mai realizzati,col malcelato rimpianto di cosa sarebbero potuti diventare nelle sue mani.
Come congedo,preferisco ricordare l'indimenticabile Ella's Waltzhttps://www.youtube.com/watch?v=WZfoi59-1to, il valzer fra Kris Kristofferson e Isabelle Huppert ne ' I cancelli del cielo',una delle più belle danze della storia del cinema